mercoledì 17 ottobre 2012

La formula della Pia

C'è da dire, però, che più le cose cambiano, più restano uguali. Almeno, ad una prima impressione. Di fronte al discorso che non c'è più La Pia di una volta, devo replicare che ho trovato una pizzeria che mi ha fatto la stessa impressione, quella che provavo quando provavo a passare (senza riuscirci, con tutta la ressa che c'era) di fronte alla storica pizzeria trent'anni fa.

Trent'anni fa. Fa pensare.

Ma non è questo il momento adatto per abbandonarsi a certi pensieri. Dicevo, che ne ho trovata una con lo stesso tipo di ressa. Con prezzi -grosso modo, non ci allarghiamo troppo- modici ma con quella calca che si forma di fronte ad un posto che lavora bene, bene, bene.

Il problema è che il posto è DECISAMENTE fuori mano. Dover fare una cinquantina di km per un pezzo di pizza (per quanto fatta bene) onestamente mi sembra una esagerazione, considerando che ho QUATTRO sedi della Pia quasi sotto casa e nessuna delle quali riesca più a fare la pizza che la sua storica antenata faceva una volta (questo senza contare il prezzo ridicolmente esagerato della stessa). E' una cosa che mi fa un po' incazzare. E' un po' come la CocaCola. La bevi, ti piace, però ti rendi conto che non è più quella di una volta. Gli cambiano la ricetta, in continuazione. Quanto sarà passato dalla prima volta che ho assaggiato la fantastica bevanda? 31, 32 anni? Credo di aver sentito il suo gusto cambiare -seppur di poco, ogni volta- almeno 20 volte. Venti volte che però se confronti la CocaCola di oggi con il ricordo che -ancora corre in testa, fortissimo- di quella prima volta dici, no, non c'è storia, non c'è paragone, NON E' LEI, punto. E il bello è che quando ero giovane mio padre mi diceva la stessa cosa, che quella non era la Coca che beveva lui.

Ci sarebbe da parlare tanto, sulle formule della CocaCola.

E così la pizza della Pia. Dici, è buona, buona buona, ma buona cosa? Che Poi la ritrovi ad una pizzeria a 50 km di distanza e dici "cazzo la pizza della Pia: ora la riconosco!"

Peccato che non sia la Pia. E peccato anche che sia talmente fuori mano che non abbiano nemmeno la farinata.

E peccato anche che sia in uno degli ultimi posti da ricchi che sia possibile vedere in questa penisola ormai distrutta da tasse, lavori socialmente inutili, caste, puffaroli e spezzini di ultima generazione. E non me ne vogliano gli spezzini orgogliosi della loro città. Sapete benissimo di chi sto parlando.

Quindi quello che mi chiedo con questo banalissimo esempio, è: le cose restano uguali per chi se le può permettere? Un po' il solito discorso che tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri?

Riflettete.

Nessun commento:

Posta un commento