martedì 5 giugno 2012

Ancora sulle fumetterie

Dunque, riflettendo sui ragionamenti che mi sono spinto a fare nei giorni scorsi (potete trovarli qui e qui), mi sono messo cercare punti di vista differenti. Chiaramente, quelli delle fumetterie. Cioè, dei gestori, delle fumetterie. Che, per carità, hanno il loro punto di vista e spesso sono anche logici e ragionevoli.

Prima di andare avanti sento il dovere di fare una giusta e doverosa precisazione: in questo paese si sono un sacco di venditori di fumetti che a pieno merito posso fregiarsi di questo titolo. A memoria, ne ricordo alcuni per i quali nutro ancora profondo affetto e rispetto, e non è di loro che parlo qua. Di loro magari parlo un'altra volta.

Qua parlo degli altri. Quelli che hanno causato il problema che sembrano tanto disperatamente di voler risolvere.

Altre volte no. Ma vabbè. Intanto continuano a pensare che sia ragionevole continuare trattare solo le case editrici che "pensano di vendere". Io invece sono fondamentalmente convinto che se non pensiamo al pluralismo, cioè al fatto che TUTTE le case editrici italiane devono essere presenti negli scaffali delle fumetterie italiane, non stiamo parlando dello stesso problema. Nemmeno da lontano.

Da lettore, io pretendo che entrando in fumetteria, mi sia possibile trovare tutto il materiale uscito in quel periodo. Magari anche un po' di arretrati. Ammetto di non poter trovare qualcosa, ma perchè l'ha terminato. E allora a quel punto mi aspetto che lo riordinerà prontamente.


I fumettivendoli (non dico fumettari, come si usa di solito, perchè il fumettaro, Pazienza insegna, è colui che i fumetti LI FA. Sempre molto importante non confondere chi i fumetti li fa da chi li vende. Troppo pericoloso considerarli facenti parte della stessa categoria) continuano sempre ad insistere su un solo, singolo, maledetto punto: le rese. I fumettivendoli vogliono il diritto di resa, come già hanno le librerie sui libri.

Ora.

Io un po' mi sorprendo anche. Mi sorprendo perchè costoro accusano spesso questo o quell'editore di essere "improvvisati", e non saper fare il proprio lavoro.

Gli editori in genere lo sanno fare più che bene il loro lavoro, signori. Qualunque sia il loro livello editoriale. Lo dimostra il fatto stesso che non vi danno il diritto di resa.

Perchè i libri venduti in libreria ed i fumetti venduti in edicola hanno il diritto di resa, ed i fumetti venduti in fumetteria no? Perchè le quantità di venduto nelle fumetterie è TALMENTE BASSO da non poter giocare sulle grosse tirature. Spesso e volentieri da non permettere neppure di giocare sulle tirature. Non giochiamo sulle grosse quantità, non stiamo dalle 20, 30mila copie in su. Spero che per voi questo sia chiaro. Se parliamo di prodotto da fumetteria saranno AL MASSIMO 30mila copie, ma in casi rarissimi.

Nella normalità dei casi parliamo di tirature da 500 a 2000 copie. Nei prodotti più sperimentali - e spesso più interessanti- stiamo parlando addirittura di stampa on demand, quindi la quantità di stampato è ZERO. Si stampa quando v'è un ordine.

Ma veramente, mi sembra ridicolo dover spiegare una cosa del genre a chi ha una fumetteria. E' una cosa talmente tanto lapalissiana, da dimostrare che se un venditore di fumetti ha bisogno di farsi spiegare questa cosa, è lui a non conoscere il suo mestiere.

Ma mi fa proprio una strana sensazione...


Quando un albo viene prodotto on demand, o quando le tirature sono basse, non ci si può permettere di sprecarle. Perchè costano. PARECCHIO (parecchio di più delle copie analogiche ad alta tiratura, lo specifico perchè mi capita persino di leggere che con un aggiustamento di prezzo del 10-15 % si potrebbe stampare le ristampe on demand. Ma ce l'avete un'idea del mondo in cui vivete, o conoscete solo le vostre quattro mura capaci di dire quanto gli altri non sono capaci di adeguarsi al vostro lavoro?). E non si possono sprecare. Si realizzano e si muovono solo quando sono vendute. In questo margine così basso non v'è possibilità di stampar di più per far vetrina.

Quello che viene prodotto va venduto. Punto.

Eh, ma dover dimostrare di essere davvero capaci di vendere un fumetto vi mette in una situazione complicata, vero? Non si tratta più di vendere quello che sapete già che vende. Si tratta di dimostrare di saper vendere. E allora siamo fuori dal vostro mestiere (ma allora qual è il vostro mestiere? Il magazziniere? Affittarmi una casella ove poggiare i fumetti che ordino per poi andarli a ritirare? La sensazione è quella).


Ma capisco perfettamente anche la situazione delle fumetterie. Il prodotto costa, e se non possono far reso non lo comprano. Capisco benissimo. Non voglio condividere (io credo che ogni fumetteria dovrebbe comprare almeno UNA copia di tutto il pubblicato, proprio per rispetto del pluralismo), ma comprendo. In fin dei conti si tratta di un investimento.

Quindi, dato per assurto il fatto che la resa le fumetterie non l'avranno mai, quello che si può fare è portarle ad acquistare davvero una copia di tutto. Venirgli incontro, per ridurre il rischio. E anche questa è una cosa facile. Non la farà mai nessuno, ma è una cosa facile. Basta abbassare il prezzo. Tanto. Tipo, portare i fumetti ad un prezzo fisso standard di due euro ad albo.

Solo che su due euro la distribuzione e la fumetteria strappano solo poco più di un euro, e la casa editrice solo poco meno di un euro.

Analizziamo la cosa. L'editore ricava solo un euro (meno) dalla vendita dell'albo. Se l'editore è piccolo, la garanzia di vendita di una copia a fumetteria potrebbe bastargli a compiere questo enorme sacrificio. Insomma, l'editore lo farebbe, ne sono sicuro. Anche perchè fare questa cosa comporterebbe finalmente una vetrina nelle fumetterie, ed una volta che il prodotto c'è, se è un buon prodotto, si vende. Poi capirai la difficoltà per una fumetteria di vendere un albo a due euro. Una novità, poi. Figurati. Si vende, Non si scappa. Se poi c'è anche la volontà del fumettivendolo di venderlo, allora probabilmente si riordina pure. Due copie. Tre. Cinque. Credo che se le fumetterie arrivassero ad ordinarne sempre almeno cinque copie gli editori potrebbero addirittura riconoscere un piccolo extra (diciamo altri 20 centesimi) alle fumetterie. Insomma, le fumetterie non hanno che da guadagnarci. Senza dubbio.

Analizziamo anche la cosa dalla parte del venditore. Vende la copia, e ne ricava un euro. Se non la vende, ci ha rimesso un euro. Pazienza. Non è questa grande perdita, o sbaglio? Insomma, non chiedo questo granchè: solo che tra editore e fumetteria, meriti, ricavi e perdite siano egualmente ripartite. Così da spingere il venditore a vendere, non da appoggiare il fumetto sullo scaffale ed aspettare. Se però così facendo, spingendolo, ampia il suo parco vendite, e ne riordina e ne vende 5, guadagna 6 €. Non so, a me pare che la cosa funzioni.

La cosa che non funziona è il fatto che il venditore preferisce fare 6 euro o più dalla vendita di un solo albo, piuttosto che sbattersi per venderne 5 copie. L'altra cosa che non funziona è che per farti fare 6 € con una vendita il prodotto deve costare all'incirca 13. E forse non ve ne siete accorti, ma ne vendete sempre di meno, perchè COSTA TROPPO.


Vedete un po', cosa è meglio.


A questo, l'editore potrebbe anche aggiungervelo, questo benedetto diritto di reso, magari parziale, non so, del 30%, del 50...per portarvi le perdite proprio al minimo. proprio minimo minimo minimo. Nulla. Cioè, ci rimette solo l'editore. Proprio per dire, ok, credo nel mio prodotto e investo proprio il massimo.

Ma non lo fanno. Non lo fanno perchè se vi danno pure il diritto di resa voi il fumetto NON-LO-VENDETE!



Questo è soffioleggero, si parla di fumetti, relax, talvolta censure, riflessioni sulla vita e sul mondo e vendite di fumetti.

La Casa Bianca attacca l'Unione Europea, non stiamo facendo abbastanza, e non abbastanza in fretta per curare l'economia ed evitare l'espandersi del problema. Ho un'idea. Potremmo mettere il diritto di resa sulle vite dei cittadini. Se non riusciamo a farli fruttare, le compagnie li ridanno indietro e si fanno ridare i soldi. Giusto per ribadire che fumetterie e governi sembrano ragionare con lo stesso criterio: quello che NON permette alle cose di funzionare.
Passo e chiudo!





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